Autore: |
Istituto Demopolis |
Committente/ Acquirente: |
LA 7 - Telecom Italia Media, per il Programma OTTO E MEZZO |
Criteri seguiti per la formazione del campione: |
Campione casuale rappresentativo dell'universo di riferimento, stratificato per classi di età, sesso, titolo di studi, ampiezza demografica del comune ed area di residenza |
Metodo di raccolta delle informazioni: |
Metodologia CATI |
Numero delle persone interpellate e universo di riferimento: |
1.004 intervistati. Universo di riferimento: cittadini italiani maggiorenni |
Data in cui è stato realizzato il sondaggio: |
Tra il 22/03/2011 ed il 24/03/2011 |
QUESTIONARIO |
QUESITO n.1 |
Domanda : Lei condivide l'intervento militare in Libia?. |
Risposta: Grafico allegato. Non sa:7% |
QUESITO n.2 |
Domanda : Lei è favorevole o contrario alla partecipazione italiana all'intervento militare in Libia?. |
Risposta: Grafico allegato. Non sa: 8% |
QUESITO n.3 |
Domanda : Quali sono, a suo avviso, i rischi del conflitto per l'Italia?. |
Risposta: Grafico allegato. Non sa: 7% |
CONTRIBUTI CONCLUSIVI |
Testo conclusivo: |
L’opinione pubblica italiana appare divisa sull’opportunità dell’intervento militare in Libia. Se per il 45% Gheddafi andava fermato senza esitazioni per salvaguardare la popolazione civile, quasi un italiano su due ritiene invece che sarebbe stato preferibile utilizzare efficaci strumenti diplomatici e di embargo economico prima di intervenire.
È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis per il programma Otto e Mezzo.
La percentuale di quanti condividono l’opzione militare si riduce al 39% in relazione alla scelta di una partecipazione diretta dell’Italia alla missione che vada oltre la concessione delle basi strategiche. L’opinione pubblica appare divisa trasversalmente, prescindendo dall’orientamento ideologico e dalla collocazione politica.
I due terzi degli intervistati appaiono convinti che, comunque vada, le conseguenze del conflitto per il nostro Paese saranno negative. Il 40% manifesta oggi preoccupazione per l’eventualità di una possibile ritorsione terroristica, ma altri timori sembrano prevalere in relazione ad un conflitto a poca distanza dalle nostre coste, che inevitabilmente, rispetto al passato, ci coinvolge di più per ragioni storiche e geopolitiche.
Fra i rischi immaginati, quasi i due terzi degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, evidenziano l’inevitabile incremento dei flussi migratori. Il 53% evidenzia la perdita degli investimenti economici con riflessi sulla crisi energetica, il 44% il costo e la probabile lunga durata di una guerra a poca distanza dall’Italia. Il 31%, soprattutto al Sud, teme infine eventuali ritorsioni delle forze libiche. |